La sottozona di Castellinaldo è un’area ricca, variegata,
che racconta una storia fatta idee e volontà comuni
Servizio a cura di Fabrizio Salce
E’ con grande piacere che torno a scrivere del Roero, anzi, di quella parte orientale di questo magico territorio piemontese che possiamo definire del Castellinaldo; una fascia collinare che va da Guarene a Priocca, sul lato occidentale del fiume Tanaro. L’antico Tanaro, che divide questa parte della provincia di Cuneo tra il Roero e la Langa, nasce nelle Alpi Liguri e abbraccia il Po presso il Comune di Bassignana in provincia di Alessandria.
Parliamo dunque di Castellinaldo e del Castellinaldo: un Comune roerino e un grande vino. Il primo è uno dei tanti piccoli paesi di collina di questo lembo di Piemonte, l’altro è un Barbera d’Alba DOC. Apriamo una parentesi: quando parliamo di Barbera d’Alba DOC dobbiamo tenere presente che per la sua produzione ne sono coinvolti ben 54 Comuni, 34 in Langa e 20 nel Roero. Se poi ci rivolgiamo al vitigno in questione parliamo di un vitigno di origine monferrina, che è arrivato in Langa e Roero verso la metà dell’800.
A Castellinaldo il vino Barbera, o alla piemontese la Barbera, si produce da decenni. Sono ancora vivi nella memoria dei produttori più anziani i tempi, gli anni 70 del secolo scorso, in cui da questa località partivano centinaia di litri di vino che raggiungevano gli alberghi e gli hotel di Torino. Quei tempi sono mutati, ma non la produzione del vino che rimane importante, oggi per tanti mercati e per il reddito di molte famiglie. A tal proposito mi garba ricordare che nel 1990 a Castellinaldo si coltivavano 41 ettari di Nebbiolo per Nebbiolo d’Alba, 14 ettari di Nebbiolo per Roero, 10 ettari di Arneis per Roero Arneis e ben 149 ettari di Barbera per Barbera d’Alba. Un vero e proprio giardino del Barbera.
E fu proprio agli inizi degli anni novanta, nel 1992, che venne fondata l’Associazione Vinaioli, un gruppo di produttori, forse visionari, ma di indubbia propensione alla lungimiranza, visto gli ottimi risultati ottenuti. Un percorso non certo facile, ma la perseveranza di quegli uomini e di quelle donne ci porta oggi a vivere un progetto che arricchisce il mondo del Barbera del Roero orientale e che vede in prima linea le nuove generazioni.
Motivo per cui arriviamo al 2021 e al riconoscimento della Sottozona “Castellinaldo”. Andiamo con ordine. La sottozona di Castellinaldo è indiscutibilmente un’area ricca e variegata, che ci invita alla storia di tanto lavoro di molte famiglie e che oggi, grazie alle nuove generazioni, condivide anche idee innovative e sogni. Un territorio che sa offrire un’eccellenza enologica. La sottozona si estende, in toto e in parte, su Sette Comuni: Castellinaldo d’Alba, Castagnito, Guarene, Vezza d’Alba, Priocca, Magliano Alfieri e Canale, motivo per cui è evidente l’idea dell’ampio respiro del progetto: progetto che unisce 21 produttori.
A tal proposito domenica 19 e lunedì 20 maggio è andato in scena un evento denominato “La Primavera del Castellinaldo”, organizzato dall’Associazione Vinaioli del Castellinaldo con un protagonista d’eccezione, ovvero, la sottozona “Castellinaldo” nell’ambito della Barbera d’Alba. Nel corso delle due giornate momenti di approfondimento arricchiti con delle masterclass, con un focus sulla Denominazione Barbera d’Alba e un esplicativo excursus sui quattro elementi base che caratterizzano ogni denominazione: suolo, vitigno, clima e uomo. La presentazione dettagliata della sottozona del Castellinaldo con le sue peculiarità produttive, economiche e sociali.Il progetto della sottozona ha dunque l’intento di valorizzare ulteriormente questo grande vino, esaltandone le qualità e la piacevolezza. Ma che vino è il Castellinaldo Barbera d’Alba DOC? E’ una Barbera di buona struttura, un vino che sa affrontare il tempo ponendosi di gran lunga idoneo all’invecchiamento. Per la sua produzione 14 mesi complessivi di obbligo tra maturazione in legno e affinamento in bottiglia. Il terreno si pone come suolo ricco e di struttura, una miscela il calcare con limo e sabbia e con possibili infiltrazioni di argilla.
Una Barbera che mi piace, una Barbera che contribuisce al posizionamento che merita al confronto degli altri vini. Ringrazio Luca Morra, portavoce e presidente dell’Associazione Vinaioli del Castellinaldo, per avermi posto in condizione di scriverne facendomi vivere in prima persona l’evento, il collega Giancarlo Montaldo che ha magistralmente presentato durante le due giornate passato, presente e futuro del vino e del territorio, e gli amici produttori Roberto Costa e Marina Marsaglia con i quali ho partecipato ad una piacevolissima masterclass. Che si beva dunque il Castellinaldo Barbera d’Alba DOC!!!