LELLA COSTA
“NOSTRA REGINA DEL MONOLOGO”
Classe 1952, milanese, Lella Costa (Gabriella in anagrafe) è una delle più importanti interpreti del teatro nazionale, famosa soprattutto per i suoi monologhi. Dopo essersi diplomata all'Accademia dei Filodrammatici - con tanto di Medaglia d'oro - esordisce nel 1980 con il suo primo monologo da attrice: "Repertorio, cioè l'orfana e il reggicalze". Nei primi anni di carriera si è cimentata con autori contemporanei (tra cui Renzo Rosso e Mrozek), ha partecipato a trasmissioni radiofoniche all'avanguardia e si è sempre di più avvicinata al cabaret. Dopo i primi successi ha cominciato a frequentare trasmissioni televisive (per qualche tempo è stata ospite fissa e gradita del "Maurizio Costanzo Show"), e inoltre ha preso parte ad alcune esperienze cinematografiche interessanti (il debutto con ‘Ladri di Saponette’ di Maurizio Nichetti, 1989). È molto attiva nel mondo no-profit, promuovendo da anni l'attività di Emergency di Gino Strada, ente di cui è portavoce. Impegnata strenuamente nella difesa per i diritti civili, è stata per anni anche la voce di Peacereporter, interprete degli spot nazionali.
Intervista di Dario Bordet
Lella Costa, attrice, ma non solo… È stata definita “nostra regina del monologo”: ci si ritrova?
Intanto è molto lusinghiero e, se posso permettermi di aspirare a questo titolo, sicuramente va condiviso con delle grandi maestre che lo sono state prima di me, su tutte Franca Valeri, che rimane la regina della comicità, dell’intelligenza, della sapienza, certo non soltanto femminile. Da qualche tempo ho lasciato il monologo per fare anche altro, però rimane una mia espressione, un modo di lavorare che mi piace moltissimo, anche se tutt’altro che facile. Devo dire che dopo i primissimi monologhi la mia ispirazione è stata quella di fare spettacoli teatrali con un solo interprete, non semplicemente “il monologo”, la chiacchierata cabarettistica, che va benissimo e che faccio ancora con entusiasmo.
Artisticamente si è cimentata anche in radio, televisione e cinema… ha una preferenza?
Il mio mestiere è lo spettacolo dal vivo, quindi innanzitutto il teatro. Tra gli altri media sicuramente la radio, e non perché sto parlando ad un microfono. Secondo me la radio è molto più difficile, soprattutto in radio non puoi barare, ma è una grande soddisfazione, un grande piacere. Provo molta ammirazione per chi Lella Costa fare la radio.
In tv è stata tante volte ospite da Maurizio Costanzo, che ricordo ne ha?
Ho avuto la fortuna di frequentarlo spesso, tra l’89 e il ’92, quando erano ancora gli anni d’oro del Maurizio Costanzo Show. Lì ho avuto l’occasione di incontrare persone straordinarie, mi è capitato tante volte di fare l’ospite muta, perché ascoltavo gli altri. Il mio è un ricordo di grande gratitudine, perché credo che quella sia stata una televisione “educativa” per il Paese, perché non era una televisione troppo gridata, poi magari c’erano dei personaggi un po’ più folkloristici… Però insomma si poteva davvero imparare molto.
Non dimentichiamo i suoi libri e i molti recital scritti, una passione quella di scrivere?
Un conto è, come mi è capitato di fare, scrivere e pubblicare i testi dei miei spettacoli. Credo che sia diverso essere uno scrittore “che poi dice” da uno scrittore che invece si affida completamente alla parola scritta: in questo senso non credo di essere una scrittrice, penso di avere una scrittura piacevole, ma sicuramente la mia è una scrittura “parlata”, non è una “scrittura scritta”.
La “memoria” è un tema a Lei molto caro, può svelarci perché?
Perché credo che perdere la memoria, individualmente e collettivamente, sia davvero un enorme dolore, un’enorme perdita. Credo che un Paese con una memoria corta come, aimè, ogni tanto mi capita di pensare che sia il nostro, sia un Paese non in grado di investire nel futuro, perché non ha le basi, perché non si ricorda, perché non sa da dove viene. E individualmente penso che la memoria sia un tesoro inestimabile, ma proprio del saper riconoscere quanto vale e sapere davvero che quello che siamo oggi è grazie a noi e ad altri prima di noi.
Nel 1992 va in scena con “Due”, unico caso in cui non si presenta da sola sulla scena...
Nella fase monologhi sì, fino a quell’anno… Ultimamente faccio anche spettacoli con altri interpreti. Mi è sempre piaciuto scrivere con gli altri, cosa non sempre facile, perché è estremamente stimolante, vuol dire che metti lì una serie di suggestioni. Due era stato un bell’esperimento di scrittura, uno spettacolo interessante anche perché giocavamo con il cinema: era una coppia che si parlava e alcune cose un po’ difficili e un po’ ostiche da dire, un po’ intime, un po’ provocatorie, si dicevano attraverso la citazione cinematografica.
È stata persino la prima conduttrice di Amici nel 1992
Però c’è la prescrizione ormai per questo tipo di reati no? (Scherza, sorridendo…). Maria De Filippi era già la produttrice di Amici, mi aveva incontrata al Costanzo Show e mi aveva voluta fortemente come conduttrice, perché cercava un volto non già televisivo. Per me è stata una esperienza difficile, perché non era il mio mestiere e non ero perfettamente a mio agio. Ricordo che avevo lasciato perché ero incinta della mia seconda figlia e lei mi chiamava durante l’estate dicendomi (imita perfettamente la voce di Maria - ndr) “ma non ti puoi rendere conto di chi mi propongono di sostituirti, ma dei pazzi…”. È andata esattamente così, ci tengo a dirlo perché qualcuno dice “ah, l’avrà cacciata”… assolutamente no! Maria è sempre stata di una grande correttezza e a me è anche molto simpatica.
Una vita sotto i riflettori, vissuta sempre con grande discrezione. Anche un po’ di fortuna?
Bè, tanta fortuna. La fortuna di rendersi conto di essere dei privilegiati e di riconoscere, mentre ti accadono le cose, quanto valore hanno e quindi quanto devi essere grata alla vita. La fortuna di aver avuto dei compagni di strada straordinari da cui non si poteva che imparare, con cui è stato bello condividere, e poi anche la fortuna di avere iniziato questo mestiere quando già avevo curiosato altrove, e quindi con un po’ più di chiarezza di che cosa conta nella vita. Questo è un mestiere meraviglioso, probabilmente il più bello del mondo, però non è tutta la mia vita. C’è soprattutto la mia famiglia, le mie figlie… insomma delle ancore molto precise, molto concrete, che mi hanno permesso di capire che cosa conta e che cosa no, e poi di andare sul palcoscenico a raccontare cose, storie che davvero riguardano la vita e il cuore delle persone.
Milanese doc, che rapporto ha con la sua città?
Mi piace tanto, sono molto sobriamente orgogliosa di essere milanese e credo che quella sobrietà, quel gusto anche della non ostentazione che, ahimè, per alcuni anni sembrava sparito, stia un pochino tornando come valore. Trovo soprattutto che la mia città si sia data una mossa, sia diventata di una bellezza, di una vitalità. Mi piace questo coraggio di avere rivoluzionato alcuni profili della città, pur mantenendo la propria identità. Poi Milano è diventata una città verdissima, è veramente bella io ne sono fiera anche perché esiste una tradizione culturale milanese che è “patrimonio dell’umanità” o almeno di tutto il Paese, ed io sono molto fortunata di averne conosciuto qualche protagonista vero.
Per concludere, un messaggio, un “monito” ai nostri lettori milanesi
Di essere consapevoli, ma credo che lo siano, che questa nostra città è un grande patrimonio e quindi di essere molto accorti nel tutelarlo e nello spenderlo in tutti i sensi, sia da quello architettonico, artistico e culturale ma anche dell’etica del lavoro che nella nostra città è sempre stata molto importante, nell’etica non retorica dell’accoglienza, dello sguardo verso gli altri… insomma da Milanese però so che è così.
Grazie per questa piacevolissimo “dialogo”, e in bocca al lupo per tutti i progetti futuri.
Grazie a voi, ricambio di cuore soprattutto per il futuro.
Tratto da Milano 24orenews - giugno 2017