TORINO. 5* FESTIVAL DEL GIORNALISMO ENOGASTRONOMICO 2020
Torino Lingotto 5* edizione del Festival del Giornalismo Enogastronomico, una tre giorni di festival on 175 relatori. La bella e nuova location del Centro Congressi Lingotto, 1200 persone, tra giornalisti, comunicatori, professionalità medico-scientifiche, esperti, rappresentanti delle aziende alimentari. Si sono tenuti 20 laboratori di esperienza registrando 500 presenze Il “Festival parallelo”, quello dedicato al B2B gli incontri tra professionisti della comunicazione e le aziende dell’agroalimentare interessate a comunicare hanno superato 160 sessioni di incontri organizzati in formula speed-date incrociando domanda e offerta tra oltre 50 comunicatori e 20 aziende. Ad aprire i lavori il direttore Massimiliano Borgia che ha sottolineato la scelta “greeen e sostenibile” contro lo spreco alimentare si è parlato e discusso del Food bag, con la previsione di 4 italiani su 10 che portano a casa il cibo dal ristorante. Una vera e propria sfida raccolte quasi 13.500 firme per la petizione lanciata dal palco del Festival per renderla obbligatoria nei locali. «Da doggy bag a food bag, il diritto agli avanzi senza vergogna», nel corso del quale Metro Italia ha anche lanciato la campagna #iomangioconlebacchette a favore dei ristoranti asiatici che stanno subendo una crisi, sullo spreco del cibo, a causa del coronavirus. La sindaca di Torino, Chiara Appendino, ha sottolineato le tre sfide che abbiamo davanti a noi: “La prima sfida è quella dell’accesso al cibo che oggi non è adeguato, né dal punto di vista quantitativo né qualitativo per molte famiglia“. C’è poi “la sfida della sostenibilità che impone di ripensare i modelli di produzione e consumo”. La terza infine è “la sfida dell’informazione che deve andare oltre gli show del cibo perché per ogni chef che cucina in Tv, che ringrazio perché è ambasciatore del cibo, ci sono milioni di persone che attraverso il cibo sono legate alla nostra vita e al nostro futuro. Per questo serve un’informazione onesta, critica e puntuale“. Al termine dell’intervento moltissimi, compreso chi scrive, si sono complimentati con la Sindaca. Presente la vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera, Susanna Cenni, una sfida e un monito «ora potremmo avere l’ambizione di provare a integrare dei sistemi contro lo spreco con incentivi o altro». Nei convegni e tavole rotonde è emerso che, ogni anno vengono sprecati 65 kg circa pro capite ma si stà andando in controtendenza per la prima volta in 10 anni si sta registrando un calo del 25% sullo spreco. Si parla più di cibo che di politica. È quanto emerge dal primo rapporto sull’informazione alimentare nei media italiani, presentato durante i lavori. Il food un tema caldo, basti pensare che nel 2019 la stampa, il web, la tv e le radio italiani si sono occupati ben 1.373.312 volte dell'argomento cibo. Un rapporto, realizzato per il Festival da L’Eco della Stampa, con il commento di Guia Beatrice Pirotti, docente SDA Bocconi e coordinatore del Master of Management in Food & Beverage, mette in rilievo parecchi dati interessanti, emersi analizzando 350 mila fonti e 1 milione di contenuti al giorno. L'obiettivo? Misurare l’impatto dei temi alimentari sui media, intercettare i temi più discussi e analizzare le modalità di informazione. Tra le tante curiosità gli chef più citati nel mondo primo assoluto Giordano Ramsay, Alessandro Borghese, Joe Bastianich, Bruno Barbieri, Chef Rubbio, Antonino Cannavaciuolo, per citarne alcuni. Si è parlato del cambiamento del ruolo del consumatore, che è sempre più protagonista, o meglio, "consum-attore": basti pensare al comportamento delle aziende, che utilizzano sempre più i social o le community online per promuovere nuove idee e nuovi prodotti ascoltando ciò che dice il consumatore.
IL CIBO NEI MEDIA ITALIANI | I DATI DEL RAPPORTO
Ecco alcuni dati salienti dal primo rapporto sull’informazione alimentare nei media italiani: 1.373.312 sono le volte in cui i media si sono occupati di cibo nel 2019, così suddivise: web: 729.357
stampa: 524.488
radio: 88.555
tv: 30.912
Il cibo made in Italy per radio e televisione l’andamento nel corso dell’anno è stato costante, il picco di informazione sul cibo su web e stampa si è registrato nel mese di ottobre, quando si sono concentrate molte pubblicazioni sul Rapporto Unicef 2019 su Bambini, cibo e nutrizione e alla mostra di Steve McCurry dedicata al food a Forlì, cui la stampa ha dedicato ampio spazio. 13,5% dell’informazione legata al tema del Made in Italy, nel 2019, ha riguardato il cibo, per un totale di quasi 300 mila pubblicazioni. Nell’ambito del dibattito, oltre 200 mila pubblicazioni riguardano le denominazioni di origine, così ripartite:
DOC: oltre 90 mila
DOP: oltre 62 mila
IGP: oltre 36 mila
DOCG: oltre 27 mila
Le diete a confronto
321 il numero di volte che in Italia, nel corso del 2019, si è parlato di "doggy bag" (contro le oltre mille volte nel mondo), complice una crescente sensibilità generale verso i temi della sostenibilità, lo spreco alimentare è un argomento che ha iniziato a farsi spazio. A questo proposito, gli organizzatori del Festival del Giornalismo Alimentare hanno lanciato una petizione su Change.Org per rendere obbligatorio l’uso della “Food Bag”, la scatola che i ristoratori ristoratori dovrebbero consegnare ai clienti per portare a casa il cibo avanzato.
DALLE CANTINE AI CAFFE’ STORICI IL TURISMO E’ ENOGASTRONOMICO
I viaggiatori più curiosi e vivaci del nostro tempo sono i turisti che si lasciano guidare dal food and beverage. In espansione vertiginosa, il fenomeno relativo a questa particolare chiave per scoprire il mondo è fotografato annualmente dal Rapporto sul Turismo Enogastronomico di Roberta Garibaldi, ospite al Festival del Giornalismo Alimentare di Torino. L’edizione 2020 racconta in particolare che una delle richieste più importanti e più recenti riguarda l’esperienza immersiva nella cultura enogastronomica di un territorio: la visita di cantine e distillerie (in forte crescita), il cibo di strada, la cultura e la storia legate ai caffè storici. Tendenze confermate dagli operatori del settore dei diversi territori, anche delle aree marginali, che hanno in questo modo un’importante possibilità di riscatto economico. Aumentano anche l’interesse per i mercati rionali, per gli hotel tematici e per gli ecomusei legati alla cultura della cucina e del vino locali. Dal punto di vista dell’informazione il turismo enogastronomico ha un’altra particolarità: chi viaggia per cantine e mercati dimostra una spiccata velleità di raccontare, generando una virtuosa dinamica di informazione che genera l’interesse per il viaggio, esperienza turistica, e poi racconto in prima persona di quella esperienza con diffusione virale attraverso le più note piattaforme social.
DIETA MEDITERRANEA 10 ANNI DI VITA DA “SALVA VITA” A “SALVA PIANETA”
Nel 2010 la Dieta mediterranea è entrata a far parte del Patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco. È sempre più diffusa nel mondo, ma sta rallentando in Italia, proprio nel Paese in cui ha avuto origine, dove rischiamo di perdere la cultura che la dieta rappresenta, travolti da ritmi frenetici e perdita del valore delle relazioni umane. È quanto emerso durante l’incontro dedicato al tema durante il Festival del Giornalismo alimentare di Torino a cui hanno partecipato fra gli altri Stefania Ruggeri di Crea, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, Luca di Leo, responsabile delle relazioni con i media del gruppo Barilla e Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione Univerde. “Spesso si dimentica che la dieta mediterranea - ha ricordato Stefania Ruggeri - ha una base prevalentemente vegetale, per questo impatta molto poco sull’ambiente ed è quindi la dieta che può salvare il pianeta”. “Per conservare il patrimonio della dieta mediterranea - sottolinea Luca di Leo - Guido Barilla, presidente del Gruppo, in una recente intervista all’Economist ha puntualizzato alcuni degli interventi più stringenti: il settore pubblico deve incentivare l’agricoltura sostenibile, contribuire concretamente a ridurre lo spreco alimentare e a migliorare la qualità della nutrizione, per esempio promuovendo un sistema efficace ed esauriente di etichettatura per diffondere il consumo di cibo sano e controllato”. Ma come ha ricordato Pecoraro Scanio “La dieta mediterranea è uno stile di vita, cha ha a che fare con una sana alimentazione, attenzione al territorio, gusto per la convivialità e sane abitudini in generale ed è simbolo di inclusione: parte dalI’Italia ma è il collante di un network che deve essere internazionale”.